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LA FORNACE GALOTTI

La Fornace Galotti “Battiferro”, situata nella prima periferia di Bologna, è uno degli esempi più significativi in Italia di recupero di uno stabilimento industriale per scopi museali.

Nel 1886 l’imprenditore Celeste Galotti acquista a Bologna un terreno situato nei pressi del Sostegno del Battiferro, sulla sponda sinistra del Canale Navile. Qui inizia la costruzione di una fornace per laterizi dotata di forno Hoffmann, che entra in attività l’anno successivo.

La zona scelta è particolarmente ricca di argilla di buona qualità, come testimoniato, già in età moderna, dalla presenza di alcune fornaci tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo. Tutta l’area ha una forte vocazione industriale, con numerosi opifici la cui attività è favorita dalla presenza del canale Navile,  via d’acqua utilizzata sia come forza motrice sia per il trasporto delle merci.

La posizione in cui sorge l’impianto della Galotti è dunque strategica e la tecnologia impiegata all’avanguardia. Si tratta del forno “a fuoco continuo” Hoffmann, brevettato nel 1859 dall’ingegnere ferroviario tedesco Friedrich Hoffmann (1818-1900), che presenta diversi vantaggi rispetto alle fornaci a intermittenza tra cui sia l’aumento della produttività dovuto al maggior numero di giornate lavorative, sia alla possibilità di ottenere una cottura uniforme.

Secondo la Statistica Industriale regionale del 1899 questa fornace dà lavoro a 250 operai ed è uno dei pochi impianti dove si lavora tutto l’anno senza interruzione.

L’intero ciclo di lavorazione del mattone si svolge all’interno della fornace: dall’arrivo dell’argilla, scavata nei terreni adiacenti, sui vagoni decauville, alla lavorazione della stessa (macinatura, raffinazione, miscelatura con acqua), alla formatura a mano e trafilatura a macchina dei mattoni, all’essiccamento all’aperto o sopra il forno e infine alla cottura.

Nel 1966, una volta cessata la sua attività nel settore dei laterizi, Galotti si dedica alla promozione e alla produzione immobiliare; la società inizia a recuperare vecchi edifici e a costruirne di nuovi, affermandosi sempre di più fino a diventare, in tempi recenti, una delle più importanti aziende nel suo ambito, specializzata in grandi interventi di riqualificazione urbana e nella realizzazione di interi quartieri con insediamenti polifunzionali.

Nel 1980 la Galotti dona al Comune di Bologna alcuni terreni e immobili, per iniziative contenute nel Piano Regolatore del 1958, come destinazioni a scopo di sviluppo economico, sociale e di valorizzazione ambientale, tra questi l’ex Fornace Battiferro, che dopo un intervento di ristrutturazione e restauro, ospita dal 1994 il Museo del Patrimonio Industriale.

L’INTERVENTO DI RECUPERO E IL MUSEO DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE

L’intervento di recupero, progettato dall’architetto Carlo Salomoni del Comune di Bologna ha visto come scelta di fondo quella di mantenere inalterate la planimetria e le volumetrie degli edifici originari, abbattuti e poi ricostruiti, scegliendo i materiali in modo da conservarne il più possibile le caratteristiche (si è fatto un ampio uso del mattone, sostituendo le travature in legno con strutture in acciaio e ferro).

 Il forno Hoffmann è invece stato oggetto di un vero e proprio intervento di restauro, ed è l’unica parte della Fornace che ha mantenuto la struttura preesistente. Il suo circuito anulare, di circa 700 m2, è oggi una suggestiva galleria espositiva che ospita gli oggetti della Collezione Storica delle Scuole Aldini-Valeriani, la raccolta da cui ha avuto origine il Museo. Tali oggetti testimoniano l’evoluzione tecnologico-scientifico-industriale della Bologna dell’Ottocento, periodo in cui appunto nasce e si sviluppa la stessa fornace.

Il resto dell’edificio è stato riorganizzato nei suoi spazi in diverse sezioni che testimoniano la storia produttiva ed economica del territorio a partire dal XV secolo fino all’epoca contemporanea.

DALLA REALIZZAZIONE DI MATTONI ALLA CREAZIONE DI CULTURA TECNICA

La Fornace Galotti in seguito al recupero da parte del Comune di Bologna al fine di ospitare il Museo del Patrimonio Industriale, è diventata nel tempo la sede di altre realtà territoriali come l’Associazione Amici del Museo del Patrimonio Industriale, il Collegio dei Periti industriali e Periti Industriali laureati della Provincia di Bologna, alcuni laboratori didattici del Dipartimento di Farmacia e BioTecnologie (FaBiT) e gli uffici della Protezione Civile del Comune di Bologna. Con gli anni si è andata costituendo una rete di collaborazione reciproca tra alcuni di questi enti (Museo del Patrimonio Industriale  - Associazione Amici del Museo del Patrimonio Industriale - Collegio dei Periti industriali della Provincia di Bologna) al fine di  promuovere e valorizzare azioni e progetti legati allo sviluppo della cultura tecnica, all’innovazione e alla formazione tecnico-scientifica quale patrimonio che contraddistingue dalla metà del XIX secolo il territorio bolognese.

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